Grand Canyon NP
Toroweap

ARIZONA, the Grand Canyon State
Marco

Il Grand Canyon occupa, nell'immaginario del turista che si reca negli Stati Uniti, un posto un po' speciale. Sarà perchè è il monumento simbolo di un intero stato, l'Arizona, oppure perchè le sue pareti brunite sono ben incise nella nostra memoria di spettatori televisivi, ma quel labirinto di solchi e di rughe scavate dal fiume Colorado è una delle mete predilette da milioni di persone che affollano i punti panoramici del Grand Canyon National Park.

Effettivamente lo spettacolo offerto dal Grand Canyon è incomparabile, oserei dire sublime nella sua magnificenza: dai suoi alti bastioni lo sguardo si smarrisce tra panorami e lontananze inimmagibili per i nostri occhi troppo europei, vola sopra i tavolati desertici del Coconino Plateau, si posa tra le dune iridescenti del Painted Desert, là dove l'alba ed il tramonto si incontrano.

Le consuete mete turistiche del North Rim e del South Rim sono facilmente raggiungibili grazie ad un efficiente rete di strade asfaltate e, per questo motivo, sono anche affollatissime, tanto che a volte diventa difficoltoso anche solo farsi strada tra famiglie in vacanza e comitive in pullman per potersi sporgere dal bordo del canyon e scoprire che cosa si nasconde là sotto. Ma per chi volesse assaporare in completa solitudine le inaudite emozioni che il Grand Canyon è in grado di offrire, esiste solo un modo: raggiungere con la propria jeep 4WD una località tanto remota quanto affascinante, Toroweap Point.

Grand Canyon

Una vista spettacolare dal Toroweap Point

  • copyright of Marco Frigerio & Cristina Mian
  • La sterrata, che parte nelle vicinanze di Fredonia (Arizona), sulla statale 389, nel bel mezzo della riserva indiana Kaibab-Paiute, è considerevolmente lunga, 120 miglia (192 km.) tra andata e ritorno, pertanto è consigliabile affrontarla con il pieno di benzina, una buona scorta di acqua e cibo, gomma di scorta e bomboletta antiforatura e, soprattutto, una autovettura 4WD in ottime condizioni di manutenzione. Ovviamente in caso di pioggia il percorso diventa impraticabile e pertanto è meglio rinunciare all'escursione se dovesse minacciare maltempo. Ricordo che il giorno in cui decidemmo di affrontare la sterrata la nostra più grande preoccupazione era proprio legata alla lunghezza del percorso: se ci fosse successo qualcosa anche solo a metà del tragitto ci sarebbero voluti 2 o 3 giorni di duro cammino per poter tornare sulla strada asfaltata. Se invece ci fossimo trovati nell'impossibilità di muoverci non ci sarebbe stato alcun modo per chiedere aiuto se non attendere pazientemente un'altra macchina di passaggio.

    Era con questo genere di pensieri funesti che ci accingemmo ad affrontare la nostra avventura diretti a Toroweap Point e le prime avvisaglie non furono certo confortanti: dopo poche miglia un cartello ci avvisava che la strada era una "primitive road", cioè non subiva nessun tipo di manutenzione, e che ci stavamo inoltrando in una zona remota e selvaggia a nostro rischio e pericolo. In realtà, e con grande sollievo, di difficoltà vere e proprie non ne abbiamo incontrate. A parte le ultime 2 miglia, che si percorrono sulla roccia viva e con qualche affioramento che costringe a rallentare la marcia e sottopone l'autovettura a fastidiosi scossoni, la sterrata non presenta passaggi tecnici problematici o un fondo stradale particolarmente insidioso, anzi, per gran parte del tragitto sembrava di guidare sulla terra pressata, magari con qualche buca e un pò di ghiaia in più.

    Il Percorso e Toroweap Point

    Le prime 40 miglia si inoltrano nella vasta Antelope Valley, un territorio selvaggio e stepposo che poi muta improvvisamente quando si entra nalla Tuweep Valley, incastonata tra il Monte Trumbull ed il Kanab Plateau. Qui, poco prima di varcare i confini del Grand Canyon National Park, si scorge una antica costruzione di legno che un tempo fungeva da scuola e da chiesa per una comunità che aveva avuto la corraggiosa idea di stabilirsi in un posto così remoto.

    Poco più avanti un'altra costruzione di legno: è la stazione dei ranger del parco, con un telefono satellitare ed un pozzo da cui si può pompare dell'acqua. La stazione solitamente è deserta: i ranger pattugliano saltuariamente la zona più che altro per verificare le condizioni della strada ma capita raramente che decidano di pernottare sul posto. Comunque vi posso garantire che scoprire l'esistenza del telefono satellitare per le emergenze e la disponibilità di cospicue scorte di acqua è stata sicuramente rassicurante.

    Dalla stazione dei ranger solo un paio di miglia ci separano da Toroweap Point e dal bordo del canyon. Ora il percorso si sviluppa tra continui affioramenti rocciosi che mettono a dura prova le sospensioni della autovettura e, soprattutto, la pazienza del guidatore, perchè la marcia è inevitabilmente rallentata e sembra proprio che queste due miglia non finiscano mai.

    Poi, improvvisamente, la strada si interrompe in una piazzola delimitata da alcune rocce. Colti da frenetica curiosità ci precipitiamo là dove sembra esserci il bordo del canyon e lo spettacolo che ci attende è davvero impressionante. Lì, proprio sotto i nostri piedi, si spalanca l'abisso del Grand Canyon, un salto vertiginoso di oltre un chilometro, giù fino alle acque marroni del Colorado. Rimaniamo attoniti, senza parole, è una visione che irrompe nel nostro sguardo e lo riempie di polvere e nuvole. Sembriamo due schegge impazzite, continuiamo a correre sul bordo del canyon alla ricerca di scorci, ed ogni volta è una nuova scoperta, una nuova emozione. Mai avevamo visto il Grand Canyon così.

    Rispetto alle postazioni panoramiche "classiche" del North Rim e del South Rim, devo ammettere che il Toroweap Point riserva visuali e suggestioni uniche, senza considerare che solo qui è possibile esperire il Grand Canyon nella sua essenza, per quello che è veramente, cioè un solco scavato dall'erosione di un fiume che scorre nel suo grembo e non un panorama distante, un pò da cartolina, vissuto attraverso l'occhio predatorio delle macchinette fotografiche usa e getta e bisticciandosi centimetri di visuale con altre centinaia di turisti. E non è finita qui. Infatti percorrendo il Saddle Horse Trail, che parte in prossimità della piazzola in cui si parcheggia la macchina, è possibile seguire il bordo est del canyon e godere di altre viste indimenticabili. Prima che scenda la sera è comunque consigliabile tornare idietro, ripercorrendo la sterrata a ritroso, considerando che il tempo di percorrenza per una delle due tratte (andata o ritorno) è di circa 2 ore e mezza.