Mule Canyon

UTAH, the Beehive State
Marco

L'intera area di Cedar Mesa è un vero e proprio museo all'aperto, composto da centinaia di rovine Anasazi che sono spesso in uno straordinario stato di conservazione, petroglifici, manufatti, ed il tutto inserito in canyon  solitari e suggestivi che da soli varrebbero una visita.
Oltre alla magnifica Grand Gulch Primitive Area, che è sicuramente l'area con il maggior numero insediamenti archeologici interessanti ma che si possono raggiungere solo con lunghi hike, ci sono un paio di canyon facilmente accessibili, la cui esplorazione non presenta particolari difficoltà e che riservano anche delle straordinarie occasioni fotografiche, direi uniche nel loro genere, e godendo anche di parecchia solitudine essendo luoghi poco frequentati dal turismo di massa.
Sto parlando del Mule Canyon e del Road Canyon.
In questo articolo mi concentrerò esclusivamente sul Mule Canyon (con particolare riferimento al South Fork), che tra l'altro è il più accessibile e facile tra i due, tanto che potrebbe essere tranquillamente affrontato da una famiglia con dei bambini al seguito.

Come arrivare

Per raggiungere il trailhead, nel caso proveniate da Blanding (75 miglia a sud di Moab - Utah) che è forse la cittadina ideale in cui prendere base nel caso si voglia visitare Cedar Mesa, dovete percorrere la Utah 191 per tre miglia a sud finche non trovate l'incrocio con la Utah 95 che dovrete percorrere per 19.3 miglia.
A questo punto (tra il milepost 102 e 103), dovreste individuare alla vostra destra una strada non segnalata, è la San Juan Canyon Country Road 263, è una strada sterrata che può essere affrontata da qualsiasi tipo di autovettura, percorretela per poche centinaia di metri.
Dopo aver pagato i $4 a persona per poter accedere al Mule Canyon, parcheggiate pure la macchina dove volete lungo la strada, oppure in uno spiazzo che si apre alla vostra sinistra proprio dove la sterrata ricomincia a salire, dopo un breve tornantino, spiazzo che potrebbe anche essere un ottimo sito per campeggiare.
Attenzione a non proseguire troppo oltre altrimenti raggiungerete l'ingresso del North Fork del Mule Canyon, altrettanto spettacolare e suggestivo e che merita sicuramente una visita, ma che però non è l'oggetto di questo articolo essendo meno interessante da un punto di vista fotografico.
Sia che abbiate parcheggiato lungo la strada, o sia che lo abbiate fatto nello spiazzo, per raggiungere il trailhead basta seguire un paio di sentieri ben visibili che vi condurranno direttamente al registro da cui poi comincerete il vostro cammino all'interno del canyon.
Un ultimo avvertimento: attenzione a non confondervi!

Mule Canyon

La House on fire del Mule Canyon

  • copyright of Marco Frigerio & Cristina Mian
  • Sulla Utah 95, a meno di mezzo miglio di distanza dall'imbocco della  San Juan Canyon Country Road 263, ci sono le indicazioni per il Mule Canyon Visitor Center: queste non sono le rovine che state cercando voi e nemmeno l'inizio del trailhead che vi porterà nel Mule Canyon.
    Sono invece delle rovine restaurate, con una kiva completamente ricostruita, che valgono sicuramente una breve sosta ed una visita, ma non sono assolutamente quello che state cercando e per cui siete venuti fino qui.

    Il trail

    Come vi ho già detto il trail è molto semplice da seguire e non presenta particolari difficoltà: praticamente basta seguire il fondo del canyon, che di fatto è anche il letto di un torrente che durante i mesi estivi è generalmente asciutto.
    Dopo aver percorso circa un miglio scorgerete facilmente alla vostra destra, accovacciate in una rientranza della roccia a 7-8 metri d'altezza, le prime rovine del Mule Canyon, che sono poi anche quelle che riservano le migliori opportunità fotografiche.
    Un facile sentiero vi porterà in pochi secondi alla base delle rovine che sono composte da alcuni granai, o almeno a me sono sembrati tali, in un perfetto stato di conservazione: addirittura guardando attraverso delle piccole finestre si possono ancora chiaramente distinguere  le lingue di fuliggine lasciate sul soffitto da antichi fuochi accesi probabilmente dagli abitanti originari.
    La cosa veramente straordinaria è che si può godere in totale solitudine, senza restrizioni o ranger che controllano i tuoi movimenti, di una tale suggestiva meraviglia, e l'altro fatto altrettanto straordinario è che non abbiamo notato alcun segno di vandalismo o di sporcizia lasciata dai visitatori.
    Per favore, se decidete di addentrarvi nel Mule Canyon vi ricordo che è nostra precisa responsabilità e dovere  rispettare e preservare l'integrità dei reperti archeologici, così come hanno saggiamente fatto coloro che ci hanno preceduto, quindi evitiamo assolutamente di toccare i muri dei granai, sono molto delicati e potrebbero subire dei danni irreparabili, e non lasciamo rifiuti di alcun tipo.
    Da un punto di vista fotografico queste rovine sono molto interessanti perché ad un certo punto della giornata, per tutto il periodo che va da metà mattina al primissimo pomeriggio, l'alcova di rocce multicolori e multi strato che sovrasta uno dei granai si accende come un tizzone ardente a causa della luce riflessa dalla base del canyon, tanto che sembra proprio che una fiammata divampi al di sopra delle antiche strutture.
    In realtà è un effetto che si amplifica utilizzando delle pellicole ad alta saturazione, come la Fuji Velvia 50 o la Kodak E100VS, sul campo la situazione visiva è sicuramente diversa: non appena la luce che si riflette dalla base del canyon comincia a colpire l'alcova che sovrasta le rovine si nota sicuramente un cambiamento cromatico, la roccia sembra più "calda" e brillante ed intensa, ma non si immagina certamente il drammatico effetto che l'uso sapiente di una diapositiva ad alta saturazione riuscirà a conferire alla scena.
    Questo per dirvi che, anche se non vi sembra di notare drastici cambiamenti nei toni e nei colori, dovete scattare scattare e ancora scattare, ciò che il vostro occhio non riesce a vedere verrà però impressionato dalla Velvia e rimarrete sicuramente stupiti una volta che ritirerete le diapositive sviluppate.
    Io e Cristina siamo arrivati sul posto verso le 10 di una fresca mattinata estiva, ma ci sembrava che le condizioni di luce fossero ben lontane dall'ideale, il sole non era abbastanza alto per illuminare con la giusta inclinazione la base del canyon.
    Abbiamo allora deciso di attendere ed abbiamo percorso ancora un tratto del Mule Canyon, alla ricerca delle altre rovine: dopo circa un miglio si localizza facilmente un altro gruppo di rovine (sempre dal lato destro del canyon) e dopo ancora miglio ne abbiamo scorte delle altre, ma a quel punto avevamo già deciso di tornare indietro per verificare nuovamente le condizioni di luce.
    Oramai erano già le 11 passate e la luce non ci sembrava ancora ottimale, ma abbiamo deciso lo stesso di cominciare a fotografare.
    Devo ammettere che non abbiamo notato differenze rilevanti tra le lastre effettuate nelle diverse ore del giorno, e questo a conferma del fatto che una volta che la luce comincia a riflettersi dalla base del canyon si può tranquillamente cominciare a fotografare, poi gran parte dell'effetto finale sarà merito più di una emulsione come la Velvia che di un reale e drastico cambiamento delle condizioni di luce.
    Prima di lasciare questo luogo straordinario abbiamo anche fatto una piccola interessante scoperta: alla sinistra delle rovine c'è un passaggio buio ed un pò minaccioso, proprio sotto a quella che sembrava un grosso masso caduto dalla sommità del canyon.
    Infilatevi tranquillamente in questo tunnel naturale, completate una breve svolta a sinistra, fate ancora qualche passo e poi fermatevi.
    A questo punto giratevi di 360 gradi e guardate verso l'alto, dovreste individuare con una certa facilità quattro impronte di mani che gli antichi abitanti del canyon hanno lasciato sul "soffitto" del tunnel, impregnandosi le mani con del fango rosso, un commovente segno del loro passaggio, una traccia indelebile che ci lega ancora alle loro vite.