Road Canyon

UTAH, the Beehive State
Marco

Anche il Road Canyon, così come il Mule Canyon di cui abbiamo già parlato in un altro articolo, è inserito nella straordinaria area di Cedar Mesa, area che rappresenta un vero e proprio museo all'aperto, composto da centinaia di rovine Anasazi spesso in un incredibile stato di conservazione, petroglifici, manufatti, ed il tutto inserito in canyon  solitari e suggestivi che da soli varrebbero una visita.

Come arrivare

Per raggiungere il trailhead, nel caso proveniate da Blanding (75 miglia a sud di Moab - Utah) che è forse la cittadina ideale in cui soggiornare nel caso si voglia esplorare Cedar Mesa, dovete percorrere la Utah 191 per tre miglia a sud finché non trovate l'incrocio con la Utah 95, percorretela per 28.3 miglia, cioè fino al raccordo con la Utah 261.
Imboccate la Utah 261 in direzione sud (cioè verso Mexican Hat) e guidate per altre 13.5 miglia.
A questo punto vedrete alla vostra sinistra, ben segnalata da un cartello, l'inizio della Cigarette Spring Road, una strada sterrata che in condizioni di asciutto può essere percorsa da qualsiasi autovettura, in caso di terreno bagnato è invece necessario utilizzare una 4WD.
Percorretela per 3.4 miglia, finché incrocerete alla vostra destra un'altra sterrata (è quella che conduce al Lime Canyon), ma voi proseguite dritto per ancora un centinaio di metri.
A questo punto prestate molta attenzione alla vostra sinistra, dovreste individuare una  piccola sterrata non segnalata (è facile non vederla, a me e Cristina era sfuggita ed abbiamo dovuto ritornare indietro), è quella che vi porterà al trailhead per la discesa nel Road Canyon, percorretela per 150/200 metri, praticamente finché la strada finisce, e parcheggiate la macchina dove volete.

Il trail

Vedrete subito davanti a voi l'inizio del trail ed un piccolo sentiero che si inoltra in una  foresta  piuttosto rada e che vi porterà direttamente sul bordo del Road Canyon.
La discesa sul fondo del canyon è piuttosto breve ma molto ripida, in alcuni passaggi poi non è così chiaro quale sia il "sentiero" principale, sempre ammesso che ce ne sia uno, noi seguivamo semplicemente le impronte di altri hikers.
Una volta che vi sarete calati dall'alto della mesa non vi resta che seguire il fondo del Road Canyon ed andare così alla ricerca degli straordinari tesori archeologici che nasconde nelle sue viscere di roccia.
A differenza del Mule Canyon, proseguire sul fondo del Road Canyon presenta qualche difficoltà oggettiva in più: a volte ci sono dei massi da aggirare o scavalcare, in alcuni passaggi qualche ostacolo (vegetazione o "salti" di qualche metro) costringono a ritornare indietro e a trovare un passaggio migliore, i reperti archeologici più interessanti da un punto di vista fotografico sono posti molto più in alto rispetto a quelli del Mule Canyon e per raggiungerli è necessario inerpicarsi su una parete di roccia piuttosto liscia e, nel primo tratto anche piuttosto ripida.
Insomma diciamo che una esperienza seppur minima di "route finding" in questo caso potrebbe tornare sicuramente utile.

Road Canyon

Il Road Canyon

  • copyright of Marco Frigerio & Cristina Mian
  • Io e Cristina abbiamo trovato, oltre alle classiche montagnette di pietre lasciate da altri hikers e che indicano la giusta via, dei nastri colorati appesi alle fronde degli alberi che, seppur discutibili da un punto di vista di impatto ambientale, si sono spesso rivelati utilissimi nell'individuare il giusto percorso e, soprattutto, aggirare alcuni ostacoli naturali.
    Dopo circa mezzo miglio scorgerete, bene in alto alla vostra sinistra, il primo straordinario sito archeologico, ben protetto da una rientranza nella parete del canyon.
    Queste sono anche le rovine più interessanti da un punto di vista fotografico, ed è qui che abbiamo realizzato l'immagine che accompagna l'articolo.
    Come già vi ho detto per poterle raggiungere dovrete inerpicarvi su una parete di roccia liscia e piuttosto ripida che si trova proprio alla base del sito archeologico, sta a voi trovare il punto migliore in cui cominciare la vostra salita che, vi preannuncio, si rivelerà piuttosto faticosa.
    Camminando di fianco a questa parete si nota una striscia sabbiosa, forse il letto di un fiumiciattolo asciutto, e ad un certo punto parecchie impronte di piedi che attraversano la striscia di sabbia e si perdono poi sulla parete rocciosa, io e Cristina abbiamo cominciato qui la nostra salita ma non è detto che sia il punto migliore.
    Anche in questo caso le rovine sono composte da alcune strutture che a me sono sembrate dei granai, se possibile ancora meglio conservate di quelle che si trovano nel Mule Canyon, e devo anche ammettere che l'emozione che abbiamo provato nel Road Canyon è stata molto più intensa: sarà stata la maggiore solitudine di questo canyon, il fatto che le rovine siano in una posizione talmente sopraelevata che ti consentono di dominare tutto il canyon dall'alto, sarà anche stata la maggiore fatica per arrivare fino a qui, però per pochi irripetibili  istanti ci siamo sentiti come gli unici abitanti del pianeta che stavano custodendo le proprie abitazioni ed i propri beni.
    Anche qui valgono ovviamente le stesse raccomandazioni del Mule Canyon, cioè evitare assolutamente di toccare i muri dei granai, sono molto delicati e potrebbero subire dei danni irreparabili, e non lasciamo rifiuti di alcun tipo.
    Queste rovine sono interessanti da un punto di vista fotografico perché ad un certo punto della giornata, per tutto il periodo che va dalla tarda mattinata ad un paio d'ore dopo mezzogiorno, l'alcova di roccia che sovrasta i granai si accende come un tizzone ardente a causa della luce riflessa dalla base del canyon.
    In realtà è un effetto che si amplifica utilizzando delle pellicole ad alta saturazione, come la Fuji Velvia 50 o la Kodak E100VS, sul campo la situazione visiva è sicuramente diversa: non appena la luce che si riflette dalla base del canyon comincia a colpire l'alcova che sovrasta le rovine si nota sicuramente un cambiamento cromatico, la roccia sembra più "calda" e brillante ed intensa, ma non si immagina certamente il drammatico effetto che l'uso sapiente di una diapositiva ad alta saturazione riuscirà a conferire alla scena.
    Io e Cristina siamo arrivati sul posto verso le 11,30 e, dopo aver tirato un po' il fiato e essersi inebriati di una scena tanto sublime, abbiamo realizzato un paio di lastre, direi verso mezzogiorno, e i risultati ci hanno soddisfatto pienamente.
    Per molti fotografi l'avventura nel Road Canyon potrebbe anche finire qui, però se avete voglia ed energie io vi invito a proseguire ancora all'interno del canyon, altre straordinarie rovine vi attendono a brevi e regolari distanze dal luogo che avete appena fotografato (le potrete sempre individuare guardando alla vostra sinistra), e dopo circa 3 1/2 miglia c'è un sito straordinariamente interessante, chiamato Seven Kivas Ruins, in cui ci sono alcune delle kiva (che sono delle stanze cerimoniali sacre)  meglio conservate dell'intera zona, addirittura si possono ancora osservare dei resti di vasellame, una emozione veramente indicibile in un luogo suggestivo e magico.