Zion NP
Narrows - Day Hike from Chamberlain Ranch

UTAH, the Beehive State
Fabry

La vera "avventura", quella più simbolica di Zion, si chiama Narrows. Il Parco è attraversato per tutta la sua lunghezza dal Virgin River, che da ruscello diventa corso d'acqua variabile a seconda delle stagioni, per poi allungarsi nello Utah e nell'Arizona fino a originare lo spettacolare Virgin River Gorge e a sfociare nel Colorado a poca distanza da Las Vegas.
Nello Zion, invece, il Virgin River ha profondamente scavato nei millenni una frattura nel terreno, fino ad originare un canyon le cui pareti si innalzano lisce e verticali per centinaia di metri nei tratti più caratteristici, e si avvicinano fino quasi a poter toccare entrambe le pareti allargando le braccia in alcune zone. Per visitare questa meraviglia, è necessario camminare all'interno del fiume, che nelle zone più interne copre completamente lo spazio fra le pareti, fino a dover nuotare nei punti più profondi e nelle stagioni durante le quali la portata dell'acqua è maggiore.
E' possibile far ciò percorrendo a piedi un miglio di semplice sentiero dal Temple of Sinawava, ultima fermata dello shuttle interno al parco, e poi entrando nel fiume e risalendolo a piacimento.

Zion

All'inizio dei veri e propri Narrows la corrente del fiume è ancora poca cosa

Oppure, per poter assaporare completamente quest'esperienza, è possibile percorrere una lunga hike di 16 miglia (circa 25 chilometri) che partendo dal Chamberlain Ranch, oltre i confini settentrionali del parco, ridiscende il fiume lungo il suo percorso fino ad arrivare al Temple of Sinawava.
E' un'esperienza unica, quasi mistica, che può essere affrontata come una lunghissima day hike o spezzata in due giorni fermandosi a campeggiare nelle piazzole approntate dall'NPS in alcuni tratti asciutti lungo il Virgin.
In entrambi i casi è necessario un permesso che viene rilasciato al visitor center o direttamente sul sito dello Zion Park (e dei permessi parliamo nella pagina di introduzione a Zion), aggiornamento sulle condizioni del tempo e dell'acqua (inoltrarsi nei Narrows con brutto tempo può trasformarsi in suicidio per il rischio di flash flood) e adeguata attrezzatura che potrà essere noleggiata presso uno dei tanti outfitters di Springdale (personalmente, ho trovato molto professionali i ragazzi della Zion Adventure Company)

La prima parte della mia giornata pre-narrows day hike è dedicata alla preparazione. Mi reco al visitor center, ritiro il mio permesso, guardo il video orientativo, prendo informazioni su livello e temperatura dell'acqua. Poi c'è da far tappa alla Zion Adventure Company, dove confermo lo shuttle che avevo prenotato (e che mi porterà al trailhead del Chamberlain Ranch) e noleggio muta, zaino impermeabile oltre a scarpe da canyon e calzini in neoprene. Poi con loro studio tutto il percorso, punti di riferimento (sì, perchè lì dentro non ci sono cartelli o altro, e la difficoltà è anche capire a che punto si è per verificare di essere nei tempi giusti ed evitare il concreto pericolo di essere colti dal buio ancora nel canyon), punti dove bisogna nuotare, consigli vari e via dicendo. Poi preparo tutto il necessario per il giorno dopo, e alla fine penso che probabilmente è stata più difficile la preparazione di quanto sarà il percorso stesso.
Ovviamente, verrò clamorosamente smentito!
La partenza dello shuttle è alle 6,30. Ci vuole più di un'ora per arrivare al Chamberlain Ranch, di cui buona parte su sterrato da 4X4. Siamo un gruppetto di 15 persone, ma solo io e un altro (che parte a passo di carica e che rivedrò solo alla fine) faremo l'intero percorso, gli altri campeggeranno.
Il trailhead e la prima parte del percorso si trovano fuori dai confini del parco in terreno privato, quindi è assolutamente fondamentale il completo rispetto dei luoghi. Le prime 3 miglia sono su sentiero agevole, e parto di buon passo coprendo questa parte del percorso (partenza ore 7,45 esatte) in 50 minuti, per guadagnare un pò di tempo. Ad un certo punto si incontra una cabina in legno abbandonata, da lì si gira a destra in un torrente asciutto (può non sembrare la strada giusta ma lo è) fino ad arrivare al fiume e cominciare a seguirlo. All'inizio le pareti sono ampie e basse, c'è spazio ai lati del fiume e si può camminare sulla riva, limitandosi a qualche guado di tanto in tanto. Poi le pareti cominciano a stringersi ed alzarsi, ed il paesaggio diventa spettacolare. In realtà si riesce ancora a camminare fuori dal fiume, ma i tratti sono talmente corti e si è costretti a guadare talmente spesso che alla fine mi rendo conto come convenga camminare direttamente nell'acqua. Tanto, alla fine, è lì che si va a finire!
L'acqua in questa parte arriva alle caviglie/ginocchia, e da qui i piedi saranno sempre bagnati. Per quanto riguarda poi il clima, c'è da tenere presente che a metà ottobre, la data del mio viaggio, faceva un gran freddo! Alla partenza, i prati erano pieni di brina, ma anche andando avanti nella mattinata la situazione non cambia molto, visto che nel canyon non entra il sole, e il freddo si è sentito almeno fino alle 11. Il paesaggio però ripaga di tutto. Tra l'altro, essendo in periodo autunnale le sponde del fiume sono un tripudio di foglie gialle e rosse. Non sarà il foliage del New England, ma è comunque un gran bel vedere.

Zion

Andando avanti le pareti si alzano, la corrente si fa sempre più forte e la luce diminuisce

Il prossimo punto di riferimento è la zona degli Upper Narrows, dopo 6 miglia. E' una zona dove le pareti sono lisce e verticali, e talmente vicine che si può solo camminare nel fiume. E, infatti, la marcia diventa impegnativa e lenta. La corrente in alcuni punti è fastidiosa, il livello dell'acqua sale (comincia ad arrivare alla vita in alcuni punti) e nel fiume c'è più roccia che sabbia. In questi casi, è un paradosso ma è più comodo camminare con l'acqua alla vita che alle caviglie, perchè in questo modo praticamente già si galleggia. Con l'acqua alle caviglie, invece, se non si ha un appoggio saldo scivolando (e si scivola spesso) si rischia di cadere all'indietro, con tanto di dolorose botte all'osso sacro. Diventa fondamentale camminare piegati sulle ginocchia per tenere basso il baricentro, e cercare le zone con l'acqua più alta anche se d'istinto si è portati a cercare l'acqua bassa. Ed è importante cercare (quando si può) di traversare il fiume a monte delle tantissime piccole rapide, per evitare i punti di corrente più forte. Ma quando ci si ferma un attimo e ci si guarda intorno, ci si rende conto di essere nel bel mezzo di un'avventura che pochi al mondo vivranno.
Purtroppo, come detto, non è facile avere punti di riferimento per capire a che punto del tragitto ci si trova. Così, quando le pareti si alzano ancora e diventano un budello di roccia largo 5-6 metri e occupato solo dal fiume, mi viene il dubbio che sia questa, e non quella passata prima, la zona degli Upper Narrows e che sia quindi solo al 6° miglio. Il problema è che sono le 11,45, sono da 3 ore nel fiume e se davvero sto percorrendo un miglio l'ora sono nei guai… non uscirò mai di giorno, anche perchè la parte più difficile deve ancora arrivare.
Per fortuna dopo 20 minuti incontro una cascata di 4-5 metri (che si supera cercando un seminascosto passaggio sulla sinistra, assolutamente non saltando!), che so trovarsi esattamente a metà percorso. Sono nei tempi! Percorro un altro miglio, e l'affluente principale (Deep Creek) entra nel Virgin River. Da qui si fa dura, fra la corrente e il fiume che sale di livello (comincio a trovare qualche punto in cui non si tocca e bisogna nuotare per qualche bracciata). C'è da dire però che la muta svolge egregiamente la sua funzione, visto che rimango (piedi a parte) perfettamente asciutto.
Dopo un altro paio di miglia entro nella zona più spettacolare, Wall Street. Vedere queste pareti slanciarsi verso il cielo è veramente una cosa magnifica. E' più o meno in questo punto (a 2-3 miglia dalla fine) che comincio ad incontrare gente che risale la corrente. C'è addirittura qualche pazzo in t-shirt e calzoni corti! Sento freddo io che sono asciutto ed ho una muta, non so proprio questi come facciano. La gente è davvero
strana... Comunque emergo alle 17, distrutto, al Temple of Sinawava, dove rimane da percorrere un altro miglio di sentiero all'asciutto per arrivare allo shuttle del parco. E' finita...ma che avventura! Devo ammetterlo, è stata ancora più dura di quello che pensavo, ai limiti dell'estremo. 10 ore di cammino con il freddo, nell'acqua, camminando sulle rocce e in mezzo alle rapide… Però è stata una giornata da ricordare per sempre. Direi che non è assolutamente da tentare se non si è veramente ben allenati, altrimenti si viene sorpresi dal buio prima di uscire e una bellissima avventura diventa davvero pericolosa.
Come sempre da queste parti, la voglia d'avventura non deve lasciare spazio a superficialità ed improvvisazione!